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Il Palazzo

il palazzo e le opere d’arte del centro

Nel percorrere via Zabarella e ponendo lo sguardo al palazzo del Centro universitario o entrando per osservare più da vicino i suoi ambienti o ancora vivendolo nella quotidianità, non si può non porre l’attenzione sulla tanta arte in esso contenuto e di esso parte integrante e non rimanerne affascinati.

Vogliamo in questa pagina del nostro sito invitarvi a conoscere le opere d’arte del Centro, a partire dal suo Palazzo.


Il Palazzo

Il Liberty

Le Tele dello Scalone

La Vetrata Artistica

Santa Caterina

Palazzo Trevisan-Mion è collocabile tra quegli edifici che tipicizza un modo di essere dell’architettura veneta.

Il progetto originario degli anni ’40 del  XVI secolo, secondo molti studiosi, è da ricondurre alla mano giovanile del toscano Bartolomeo Ammannati, come si può notare da diverse analogie formali con altre realizzazioni venete dell’architetto, ma tale progetto ha subito varie modifiche nel XVII, per quanto riguarda facciata e altri ambienti, e sul finire del  XIX secolo per la pianta.

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Siamo in un periodo, il Cinquecento, che vede la compresenza a Padova e nel Veneto di architetti di grande fama, come Falconetto, Sanmicheli, Palladio e lo stesso Ammannati  e vede il fiorire di nuove costruzioni  sia civili che private dove vengono applicate le nuove teorie architettoniche ormai codificate che circolavano abbondantemente.

L’edificio, originatosi da un accorpamento di edifici, è caratterizzato da una pianta tripartita di sicura matrice cinquecentesca e si organizza planimetricamente in tre blocchi distinti e precisamente: un blocco principale formalmente autonomo (A), un blocco di dimensioni ridotte aggiunto lateralmente a destra guardando di quello principale (C) e un terzo, perpendicolare a quello principale (B), che si sviluppa verso l’interno con non poche aggiunte e superfetazioni (D).

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IL PALAZZO Schema tipologico:
A Blocco principale
B Blocco aggiunto
C Blocco secondario
D Superfetazioni settecentesche

Volumetricamente è caratterizzato da un corpo principale, da un corpo annesso affacciante sul cortile/giardino (l’androne), con presenza di un pozzo e di cinta muraria, tipico dell’architettura storica dei palazzi padovani.

Palazzo Trevisan ha protratto quindi  la sua destinazione d’uso di casa domenicale dal XVI fino alla fine del XIX secolo, quando è iniziata la sua frammentazione in spazi più piccoli dati in affitto e la presenza di attività commerciali e amministrative d’impresa.

L’edificio sorge in quel nucleo di città che si pone perpendicolarmente  agli assi di sviluppo formati da via S. Francesco e via Altinate, che determinano quella zona compatta con due precisi fulcri: a nord il complesso dell’Arena  e a sud la basilica del Santo.

Inoltre questa nuova parte urbana si identificava anche attraverso il superamento di un’identità medievale, per lo più in legno, con tipologie nuove dove la “fabrica” di pietra ha in sé tutte le sfumature dell’architettura-cultura della città.

LA FACCIATA

Il disegno della facciata testimonia  la predominanza di un gusto alquanto diverso e rinnovato, per una città che si apprestava a vivere il periodo rinascimentale della sua storia.

Dai ben individuabili elementi rinascimentali: paraste ioniche su alti piedistalli, trabeazione, finestre architravate, cornicione aggettante, ecc., sono da distinguere gli splendidi poggioli di aggiunta ottocentesca.

La facciata è caratterizzata da diverse superfici lapidee:

  • la pietra di Nanto, un calcare arenaceo giallo-dorato, di cui sono costituiti gli elementi originari rinascimentali: paraste, cornici, riquadri e cornicioni delle finestre, modiglioni sommitali, che tuttavia si presentano un po’ degradate a causa della friabilità di questa pietra;
  • la pietra di Costozza per gli interventi ottocenteschi: poggioli e le diverse cornici sostituite;
  • la pietra d’Istria per il portale.

L’ANDRONE
l’ampio androne che porta verso il giardino interno è lastricato con trachite e presenta quattro porte architravate (due per lato) che conducono a diversi vani e alternate da eleganti sedili in pietra poggianti su volute dello stesso materiale.

IL CORTILE E IL GIARDINO

L’attuale cortile, su cui affaccia il corpo perpendicolare all’edificio principale, un tempo dedicato alle scuderie ed a magazzini, è stato lastricato recentemente in porfido.

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Nella parte terminale dello spazio scoperto rimane una parte del giardino padronale con la presenza di alcuni alberi ad alto fusto.

Il prospetto a L dell’edificio sono stati intonacati nel secolo scorso, con una scelta cromatica purtroppo inadeguata che ha coperto una serie di particolari che potevano dare chiavi di lettura diverse alle facciate.

Alla fine dell’Ottocento è stato posto in opera un ballatoio in ferro che correva lungo tutta la facciata interna, ora in parte rimosso perché pericolante.
Tutti gli infissi esterni sono del tipo alla veneta.

LO SCALONE
La scala monumentale conduce dall’androne al piano nobile del palazzo. Questa costruzione è stata, con ogni probabilità, eseguita agli inizi del XX secolo da Romeo Mion, il proprietario, e il fratello Alceste (vedi la pagina STORIA), che diedero un’impronta tipicamente liberty allo scalone ma anche a diverse parti del palazzo, secondo gli orientamenti artistici del  tempo.

Lo scalone è realizzato con gradini in marmo rosa  vicentino e stucchi alle pareti e una balaustra ricca di sublimi decorazioni floreali in ferro battuto con soprastante corrimano in marmo e terminante in altrettante colonnine binate quadre.

Notevole è anche l’elegantissima vetrata in copertura, anch’essa entro una griglia in ferro battuto e funge da lucernario, posto in opera per dare luce alla scala.

IL SALONE

Cuore del piano nobile è il salone, maestoso e decorato. Il pavimento è in legno di rovere mentre le pareti sono ornate a riquadri in mormorino e stucchi.
Gli infissi sono invece in parte in larice, in parte in noce.

Per concludere: il palazzo del Centro universitario oltre ad essere un contenitore di opere d’arte è un’opera d’arte esso stesso.