è pasqua

siamo nel cuore della grande settimana, ormai già nei giorni del triduo. vi siamo entrati dopo una quaresima che ha coinciso con l’emergenza coronavirus. tutti siamo stati toccati e segnati profondamente: il contagio o la paura di esso hanno mutato abitudini e stili di vita. hanno scaldato il cuore la dedizione e la passione di tanti medici, infermieri, volontari. nei singoli e nelle istituzioni si sono attivate energie e strategie che non immaginavamo possibili, ma sono emerse anche paure, inadeguatezze e carenze, che hanno aumentato incertezza e insicurezza. ora c’è qualche segnale che l’epidemia stia rallentando la sua corsa ma sappiamo che quella che ci attende non sarà una passeggiata. in questo contesto cosa significa farci gli auguri per la pasqua, senza scivolar nella retorica delle frasi di circostanza?

vorrei che non perdessimo familiarità con le domande legate all’esperienza di questi giorni. abbiamo sentito e letto tante cose sul virus, sulle cause dell’epidemia, sugli scenari che ci attendono, sulle chiese senza liturgie e sulle preghiere in streaming. siamo riusciti anche ad ascoltarci? a dare un nome alle fatiche e alle paure? cosa ha dato o tolto senso alle nostre giornate? di cosa siamo riusciti a fare senza e cosa abbiamo invece intuito essere indispensabile per dare qualità alla nostra vita? cosa ci ha trasmesso o suscitato gioia o dispiacere? ci siamo sentiti parte di un corpo più ampio (sociale ed ecclesiale) dal quale siamo sostenuti e del quale siamo chiamati ad avere cura? ci sono stati momenti nei quali ci siamo sentiti soli e abbandonati a un destino incerto? cosa ci è stato utile e cosa ci ha invece fatto male? sono solo alcune tra le tante domande possibili. le buone domande potranno aiutarci a uscire dallo shock di queste settimane, a elaborare le difficoltà psicologiche, sociali/ecclesiali ed economiche che ci attendono, forti della grazia che comunque è legata a questi giorni.

vorrei poi indicare un segno: è quello della porta aperta. si tratta dell’imboccatura del sepolcro che, il primo giorno dopo il sabato, le donne hanno trovato inaspettatamente aperta; è anche quella del centro di via zabarella e delle sue chiese, chiuse dall’inizio della quaresima; ed è pure quella della nostra casa, che speriamo di poter varcare presto per riprendere mobilità, socialità, liturgie di comunità, ecc. come scrive Benedetto XVI, non dobbiamo dimenticare che dalla tomba non è uscito un cadavere rianimato, un morto redivivo ma vita nuova. per questo la resurrezione di Cristo apre un nuovo genere di futuro. nei giorni del triduo terremo aperte le porte per alcune ore. è il nostro augurio agli universitari e alla città: quando le porte saranno finalmente aperte senza restrizioni, possano essere varcate non per tornare a quello che facevamo ed eravamo prima, con forse un pizzico di foga in più per recuperare sui giorni di forzata inattività o di attività involontariamente mutata, ma a una nuova vita! qualcosa dovrà essere lasciato, qualcos’altro ripreso o iniziato ex novo, tutto dovrà essere pensato, progettato, vissuto e condiviso in modo nuovo.

si, quanto può farci bene la luce della pasqua, la compagnia del Risorto!

dr


orari di apertura del centro, di s. caterina e di s. gaetano

  • giovedì 15-17
  • venerdì 10-12 (solo s. gaetano anche 16-18)
  • sabato 10-12, 16-18
  • domenica 10-12

in questa quaresima sono state sospese le meditazioni musicali per l’ora dell’angelus. grazie alla disponibilità dei gruppi musicali che avevamo coinvolto è stato possibile l’ascolto di brani del loro repertorio. concludiamo con un brano dalla tradizione popolare per il venerdì santo interpretato dal duo d’altrocanto e con il magnificat di vivaldi, eseguito dall’orchestra bottega tartiniana e dal coro iris ensemble.

quest’ultimo è stato proposto durante una liturgia, non a concerto, e lo condividiamo nel desiderio di tornare presto a celebrare insieme, come comunità, come popolo, a cantare insieme al Risorto per trovare insieme le vie per un’umanità risorta.